martedì 12 aprile 2011

LUNA

 

 Luna 29  Marzo 2012

 Propongo delle immagini della Luna eseguite con il TS INED 70/420mm e la canon Eos 550d:
  •  la fig.1 è frutto di una ripresa di 60sec a 60fps in modalità full HD (1920x1080); lente di Barlow TS ED 3x elaborazione con Registax 6 + PS CS3
  • la fig.2 è il risultato di una ripresa di 60sec a 60fps in modalità ritaglio 640x480 ; lente di Barlow TS 2x elaborazione con Registax 6 + PS CS3 





 Luna al I quarto - 11 Aprile 2011

 Ieri sera, complice un seeing migliore (peccato per il vento), dal cortile di casa (sito urbano) ho fatto delle  fotografie alla Luna:
  • Singola posa con metodo afocale senza inseguimento
  • Fotocamera Sony Cibershoot 14mpx
  • Rifrattore ED 70/420 su EQ3.1
  • Oculare Hyperion 5mm
  • Supporto per fotocamera "artigianale"
  • Ritocco con PS
L'oculare Hyperion 5mm, su questo telescopio si comporta benissimo.Lo zoom ottico della fotocamera mi ha consentito di lavorare a diversi ingrandimenti (1,4x 2,8x). A differenza della sera precedente, ho eseguito alcune singole pose impostando una esposizione pari a -2 (anzichè 0 come avevo fatto nella serata del 10 aprile) e ho constatato che i risultati sono migliorati.Bisogna trovare, a seconda della luminosità della Luna, il giusto connubio tra tempo di esposizione e ISO: e ciò lo si ottiene solo facendo delle prove sul campo...

Iso 80 -  Esp 1/100sec


Singolo scatto ISO 80 Esp 1/50

Singolo scatto, tempo di esposizione 1/50 sec, ISO-80
Singolo scatto, tempo di esposizione 1/10 sec, ISO-80

Singolo scatto, tempo di esposizione 1/40 sec, ISO-80
Singolo scatto, tempo di esposizione 1/50 sec, ISO-80
Singolo scatto, tempo di esposizione 1/40 sec, ISO-80















lunedì 11 aprile 2011

Foto del Sole

Questa mattina, intorno alle 11:00, ho scattato alcune foto al Sole con il settantino: ho utilizzato il telescopio con il filtro Astroolar a piena apertura. Considerate che il filtro da me impiegato non è quello per uso fotografico, ma quello per uso visuale... La elaborazione delle singole pose è stata effettuata  con Photoshop CS3.  Il risultato, a causa anche del seeing non buono e del vento, non è eccellente, ma comunque rende l'idea... almeno sono visibili le macchie...




domenica 10 aprile 2011

La mie prime fotografie della Luna - 10 Aprile

Questa sera ho scattato la mie prime astrofotografie in assoluto, scegliendo come soggetto la Luna ... il seeing non era dalla mia parte, ma volevo cominciare a familiarizzare con gli strumenti e con la tecnica...
  • Singola posa con metodo afocale senza inseguimento
  • Fotocamera Sony Cibershoot 14mpx
  • Rifrattore ED 70/420 su EQ3.1
  • Oculare Superplossl 10mm
  • Supporto per fotocamera "artigianale"
  • Ritocco con PS
Ho scattato 30 foto, ma posto quella che ritengo eseguite "alla meno peggio":


Telescopio Antares "the Moon" 114/900

Questa è l'unica recensione del mio 114/900 che ho trovato in rete:  rispecchia alla perfezione le caratteristiche del mio strumento... Non sarà un gioiello di perfezione, ma vi assicuro che mi ci son fatto le ossa e mi ha dato sempre grosse soddisfazioni!!!

INTRODUZIONE:
Dopo decenni dalla dalla commercializzazione si torna a parlare di riflettori “standard” da 114mm, nel senso che dopo così tanto tempo di immobilismo tecnologico è arrivato un 114 che porta delle importanti innovazioni.
E’ prodotto da Antares e si chiama “The Moon”.
 
ASPETTO ESTERNO:
Il telescopio è abbastanza differente dai soliti 114 che hanno popolato la scena in questi anni.
Il The Moon è 4 dita più corto, colorato in un inedito grigio metallizzato (tipo quello del Celestron Ultima 2000) ed equipaggiato con una montatura equatoriale ed un treppiede mai visti finora su altri telescopi
A corredo dello strumento viene fornito un cercatore 6x30, un focheggiatore da 31.8mm, l’adattatore fotografico, un filtro lunare e 2 oculari PL da 6 e 40mm.
 
OTTICA:
E’ proprio questa la vera novità di questo newtoniano.
Rimane fedelissimo allo schema Newton basato su uno specchio primario concavo (purtroppo sferico e non parabolico) ed uno specchietto piano ellittico che devia il fuoco verso il focheggiatore a lato del tubo ottico; la vera novità si registra proprio in prossimità del focheggiatore in quanto l’estrazione è tale da rendere possibile la fotografia al fuoco diretto.
Peccato che ciò sia stato pagato con un aumento delle dimensioni dello specchio secondario; ora il valore di ostruzione è prossimo allo 0.30.
Sarebbe stato preferibile mantenere l’ostruzione sotto 0.25 usando un focheggiatore a basso profilo.
La lunghezza focale è rimasta di 900mm ed il grado di lavorazione dell’ottica è al pari degli altri strumenti analoghi.
La collimazione dell’ottica è totalmente registrabile; apprezzabile la regolazione dello specchio primario con viti gemellate (una collimatrice e l’altra di bloccaggio).
 
MONTATURA:
La montatura alla tedesca utilizzata sul The Moon è assolutamente inedita; probabilmente è destinata ad equipaggiare la prossima generazione di 114mm.
Questo nuovo supporto è decisamente migliore della vecchia montatura standard anche se inferiore ad alcuni modelli che equipaggiano i 114 “special”, tipo il Super Saturno, se vogliamo restare in casa Antares.
Entrambi i movimenti sono su corona dentate e vite senza fine, quindi senza alcun fondocorsa; curioso il fatto che la manopola di comando fine in declinazione non ruota assieme allo strumento.
Incoerente la scelta dei cerchi graduati: ben dimensionato (con tacche ogni 10’) in AR, piccolissimo (ridicolo!) quello in declinazione.
La montatura è motorizzabile con un motore passo-passo che personalmente fornirei di primo equipaggiamento vista l’inaspettata predisposizione alla fotografia.
Apprezzabile la regolazione fine della latitudine, assente quella dell’azimut.
Di nuova concezione il cavalletto, in lega leggera di sezione esagonale; le gambe sono coassiali consentendo un’apprezzabile regolazione dell’altezza.
 
LA PROVA SUL CAMPO
 
Le osservazioni di prova si sono svolte in 2 serate differenti.
 
Sono stranamente curioso di provare questo 114 per verificarne un po’ la bontà delle sue innovazioni ottiche e meccaniche.
Partiamo dall’operazione di stazionamento, più complicata del previsto, date le piccole dimensioni del cerchio di declinazione e l’assenza del controllo fine sull’azimut.
Eseguendo la classica prova della sfocatura di una stella ad alto ingrandimento , l’ottica è risultata ben collimata.
Presente una leggerissima tensionatura (al limite della percettibilità), probabilmente riguardante lo specchio primario.
La stabilità della montatura si è rivelata discreta per strumenti di questo tipo; dando un piccolo colpo al bordo superiore del tubo il tempo di stabilizzazione è stato di 6 secondi.
 
GIOVE: si osserva già all’imbrunire per cogliere Giove ad un’altezza adeguata dall’orizzonte, purtroppo pagando dazio alla turbolenza evidente.
Una volta stabilizzatosi, si iniziano a osservare le 2 bandi equatoriali, 1 banda temperata (la Sud) e una serie di sfumature sul disco del pianeta.
Il 6mm di serie (150x) va ottimamente, tuttavia sarebbe preferibile acquistare anche un 9mm (100x) per poter utilizzare anche qualche filtro di contrasto.
 
SATURNO: subito evidenti la divisione di Cassini, i giochi d’ombra tra anelli e globo e una banda equatoriale, quest’ultima meglio visibile con un oculare SP 6.4mm (140x) che non col PL6 di serie.
Il tentativo di utilizzare un LV-W 8mm non ha dato esito positivo in quanto apportava un sensibile sbilanciamento del tubo ottico.
Mi è sembrato che la resa ottica del The Moon fosse leggermente inferiore a quella di altri 114, tipo per esempio il Konus Vega degli anni 80; non è escluso che questo piccolo “gap” sia dovuto alla maggiore ostruzione del secondario.
 
FONDO CIELO: poco più di 11 centimetri di diametro non sono certamente l’ideale per andare a caccia di oggetti deboli, specie se a ciò si aggiungesse l’inutilità di un cerchio graduato grande poco più di una monetina!
Tuttavia, una volta montato l’oculare da 40mm ci troviamo tra le mani uno strumento con un campo inquadrato di ben 2 gradi; le soddisfazioni che se ne ricaveranno osservando oggetti estesi saranno tutt’altro che avare.
Le Pleiadi e le Iadi sono un vero spettacolo, così come M44 ed M31; M42 poi è fin troppo piccola, nel campo sta comodamente una buona parte della “spada”.
Buona la puntiformità delle stelle.
Questa configurazione può inoltre essere particolarmente redditizia per l’osservazione simultanea di astri in congiunzione oppure delle dense nubi della via Lattea nel Cigno e nel Sagittario, purtroppo invisibili nel periodo della prova.
Significativi M41, M35.
 
LUNA: mi è sembrato abbastanza doveroso testare sulla Luna un telescopio con un nome così… Ho eseguito l’osservazione di prova la sera del 13-3-2000 con la Luna perfettamente al quarto.
Per l’osservazione visuale del nostro satellite l’oculare da 40mm offerto a corredo è inservibile inquanto da un ingrandimento decisamente scarso (22x) e un campo di 2° per cui sono partito subito a briglia sciolta col PL6mm (150x) ottenendo oneste immagini di tutte le formazioni a ridosso del terminatore d’ombra; da Maginus a Ptolomaeus, Arzachel, Alphonsus, Cassini, il Mons Piton e la Vallis Alpes; in condizioni di calma atmosferica sono riuscito ad osservare, seppure a sprazzi, la trama di rimae nei pressi del cratere Triesnecker nonostante la luce sfavorevole.
Ben più spettacolari le rimae Ariadeus e Hyginae.
Qualche ora più tardi è stata particolarmente spettacolare l’osservazione della “prima luce” della Rupes Recta e del cratere Birt, peccato solo che la qualità atmosferica è andata scemando con l’apparizione di banchi di foschia che introducevano cromatismi e turbolenze talmente fastidiose da costringermi dapprima a dimezzare l’ingrandimento, poi alla conclusione delle osservazioni.
 

CONCLUSIONI

Do per scontato che uno strumentino di stampo economico non sarà mai perfetto e avrà quasi sempre qualche lacuna più o meno evidente, tuttavia con l’avvento del The Moon sono stati fatti dei passi avanti.
Ora abbiamo di serie una montatura onesta, 2 oculari Plossl, il focheggiatore da 31.8mm, il cercatore 6x30mm e la possibilità di fotografare, tutto ad un prezzo di listino inferiore al milione.
A mio avviso comunque i tecnici Antares avrebbero dovuto rinfrescare maggiormente l’ottica, in quanto al giorno d’oggi un processo di parabolizzazione dello specchio primario non avrebbe compromesso in maniera rilevante in prezzo finale.
In compenso la qualità risultante sarebbe stata ben altra!
Al prezzo di 930.000 va aggiunta la spesa per altri 2 oculari, vista la voragine tra il 6 e il 40; si può restare tranquillamente fedeli allo schema Ploessl, un ottimo compromesso senza spendere una fortuna.
 
Dati anagrafici
Costruttore:                              Antares
Modello:                                   The Moon
Prezzo:                                    L. 930.000
Importatore per l’Italia:               PAIM S.p.A. Firenze
Diametro:                                 114 mm
Lunghezza focale:                     900mm (f/7.8)
Montatura:                                equatoriale alla tedesca motorizzatabile
Peso complessivo:                    13 Kg
 
Pregi
Funzionalità generale
Prezzo accessibile
Focheggiatore da 31.8mm
Buona dotazione accessori
Montatura motorizzabile
 
Difetti
Cerchio graduato in declinazione inservibile
Montatura migliorabile
Ostruzione elevata

Come eseguire l'autotracking con il Dobson Skywatcher

Da felice possessore di un Dobson SW 12” autotracking, ho, spesso , notato che molti utenti che si apprestano a comprarne uno devono confrontarsi con il manuale criptico che correda tale strumento, soprattutto, in relazione alla inizializzazione delle operazioni in modalità autotracking. Per questo, alfine di facilitarmi le operazioni , ho cercato di mettere insieme, in maniera dettagliata, schematica e sequenziale, la procedura necessaria per mettere in operazione il sistema di autotracking riducendo gli errori indotti dal backlash che, inevitabilmente, grava su tutti gli strumenti di questa categoria, indipendentemente dal diametro: per fare ciò mi sono servito sia del manuale in dotazione (in inglese, perché acquistato da TS) sia di alcune discussioni trovate nel forum Coelestis, nonché di consigli ricevuti da altri utenti del forum.
Personalmente non ho ancora avuto modo di testare perfettamente il sistema del mio tele… di sicuro il backlash in modalità autotracking c’è e si vede! Penso che un manualetto più chiaro e sequenziale delle istruzioni in dotazione, possa aiutare chi per la prima volta si trova ad armeggiare con sistemi di inseguimento di questi Dobson.
Spero che sia cosa gradita, ma, soprattutto, invito coloro che possiedono uno strumento simile a segnalarmi eventuali errori da me commessi durante l’esposizione delle procedure e a fornire ulteriori chiarimenti che a me possono essere sfuggiti.

SETTAGGIO DELLA LATITUDINE LOCALE
Per settare la latitudine nell’emisfero Nord eseguire i seguenti passaggi:
1. Mettere lo strumento perfettamente in bolla, altrimenti ogni passo successivo sarà inutile ai fini dell’attivazione della modalità autotracking. A tale scopo è vivamente consigliato munirsi di una base livellabile.
2. Orientare il tubo verso il Nord (ci si può servire di una bussola o semplicemente, se visibile, della Stella Polare)
3. Accendere l’alimentazione
4. Portare il tubo in posizione perfettamente orizzontale tenendo premuto il tasto “freccia giù” della tastiera, fino a che l’indice della scala di latitudine indichi lo zero (per accertarsi dell’orizzontalità del tubo appoggiare anche una livella sul tubo stesso …. La scala graduata potrebbe essere stata incollata in modo errato dal costruttore). IMPORTANTE: per ridurre il futuro backlash, è opportuno regolare l'altezza a zero, premendo come ultimo tasto "freccia su" (questo punto non mi è particolarmente chiaro, ma credo che quando si abbassa il telescopio con il tasto “freccia giù” per portarlo allo zero sulla scala graduata, sia necessario scendere un po’ sotto lo zero e, poi, risalire premendo il tasto “freccia su” fino a raggiungere con precisione lo zero sulla scala graduata).
5. Spegnere il sistema
6. Riaccendere il sistema dopo pochi secondi
7. Tenere premuto il tasto “freccia su” fino a che l’indice della scala della latitudine indica la latitudine del sito da cui osservate (si può ricavare facilmente da Google Earth); in alternativa, centrare la Stella Polare nell’oculare.
8. Premere contemporaneamente i tasti “Slow” e “Fast”: questo consentirà all’encoder di memorizzare la latitudine del sito da cui si osserva.
Se si osserva sempre dallo stesso sito, la procedura di memorizzazione della latitudine va fatta una sola volta perché gli encoder la tengono memorizzata anche quando l’alimentazione viene spenta: per questo, non occorre eseguire i passi 4 - 7 ogni volta che si userà lo strumento dallo stesso sito. Naturalmente, se vi sposterete in siti con diversa latitudine, dovrete eseguire dall’inizio l’intera procedura.
Se, per caso, avete sbagliato ad inserire i dati della vostra latitudine, basta spegnere la strumentazione e ripetere l’intera procedura.

ATTIVAZIONE DELLA MODALITA’ AUTOTRACKING E RIDUZIONE DEL BACKLASH
Questa funzione consente di inseguire automaticamente gli oggetti puntati in modo da averli sempre al centro del campo inquadrato (se non al centro, almeno all’interno del campo inquadrato): la precisione dell’inseguimento, sarà funzione della precisione della procedura di allineamento precedentemente eseguita. Quanto più preciso è stato l’allineamento, tanto più preciso sarà l’inseguimento.
1. Centrare l’oggetto nell’oculare: lo si può fare sia manualmente, cioè spostando il tubo con le mani, sia elettronicamente, cioè utilizzando i tasti direzionali della tastiera. In realtà, è sempre meglio utilizzare i tasti direzionali perché, tramite essi, è possibile intervenire in modo da ridurre il backlash. A tal fine, durante il centramento elettronico dell’oggetto nell’oculare, occorre seguire alcuni importanti suggerimenti che potranno aiutare a “mettere in tiro” i motori in Altezza e Azimut:


Ø Per la regolazione in altezza:
- se l’oggetto inseguito si trova ad Est del meridiano nord-sud (e , pertanto tende a salire nella volta) occorre terminare la procedura di centramento tenendo premuto il tasto “freccia su” (premere, cioè, come ultimo tasto “alza”); in parole povere, se l’oggetto sale, bisogna accompagnarlo nel suo movimento premendo “freccia su”.
- se l’oggetto inseguito si trova ad Ovest del meridiano nord-sud (e, pertanto tende a scendere nella volta), occorre terminare la procedura di centramento tenendo premuto il tasto “freccia giù” (premere, cioè, come ultimo tasto “abbassa”)


Ø Per la regolazione in Azimut: il manuale dice testualmente che per i movimenti in azimut (verso destra e verso sinistra), occorre terminare “sempre” la procedura di centramento dell’ oggetto, premendo il tasto “freccia destra”. Tuttavia, riporto di seguito la procedura seguita da un utente del forum:


- se il telescopio è puntato verso l’emisfero sud, occorre terminare la procedura di centramento tenendo premuto il tasto “freccia destra”;
- se il telescopio è puntato verso l'emisfero nord, sopra la polare, occorre terminare la procedura di centramento tenendo premuto il tasto “freccia sinistra” (movimento dell'oggetto sempre da est a ovest).
- Se l’oggetto è puntato verso l'emisfero nord, sotto la polare si deve terminare con un comando verso destra


2. Premere contemporaneamente i tasti “Guide” e “Slow”: questo consentirà di attivare la modalità autotracking.


3. Per disattivare la modalità autotracking, premere, di nuovo, contemporaneamente i tasti “Guide” e “Slow”
Una volta attivata la modalità autotracking, se si vogliono puntare altri oggetti, è possibile farlo senza disattivarla sia spostando il tubo manualmente sia utilizzando i pulsanti della tastiera. Naturalmente, occorrerà sempre prestare attenzione ai movimenti celesti dell’oggetto osservato e correggere di conseguenza il backlash, se si vuole un inseguimento il più preciso possibile.

Valigetta per oculari

Visto che mi ero stancato di tirare continuamente gli oculari dalle loro scatole riposte in una borsa, mi sono deciso  a realizzare  una piccola custodia per proteggere i miei oculari impiegando semplicemente una scatola per bomboniere molto rigida e rivestita di vellutino blu: la robustezza è notevole, in quanto la custodia non è costituita da cartone, ma da materiale in PVC molto solido e leggero. L'apertura/chiusura avviene ad opera di un bottone a clip che si serra in maniera molto sicura.
Le  dimensioni della scatola: altezza 7 cm, lunghezza 30cm, larghezza 15 cm.
L'interno era privo di scompartimenti, per cui ho potuto crearne di nuovi e perfetamenti a misura per i miei oculari. A  tal fine, ho utilizzato della spugna molto compatta, sagomabile e di colore blu in tono con il colore della custodia, che ho recuperato da altre confezioni per bomboniere che tenevo in casa... Le tanto inutili bomboniere sono servite finalmente ad uno scopo utile. Per sagomare la spugna ho utilizzato un bisturi chirurgico, ma un qualsiasi taglierino molto affilato può fare al caso vostro. Nella custodia così realizzata ho potuto inserire: webcam, oculare Chesire, filtro lunare, panni per la pulizia delle ottiche, la lente di barlow e 5 oculari. Il risultato è stata una custodia nuova, elegante (anche l'occhio vuole la sua parte), trasportabilissima, ergonomicissima e a costo zero....


sabato 9 aprile 2011

Filtro Astrosolar e cella di contenimento

Le osservazioni  in luce bianca (White light-WL) della fotosfera solare possono essere condotte con qualsiasi telescopio (Rifrattori, Newtoniani e Catadiottrici), anche di apertura molto ridotta (es. 35mm) purchè si presti molta attenzione al filtraggio della luce solare, che, altrimenti, arrecherebbe danni irreversibili alla retina (che possono evolvere fino alla cecità assoluta anche in assenza di sintomi immediati).
Esistono in commercio diverse soluzioni al riguardo: a parte il diagonale prismatico di Herschel, utilizzabile esclusivamente con i telescopi rifrattori e dal costo talora impegnativo, attualmente, il metodo più economico ed efficace per condurre in assoluta sicurezza l'osservazione del Sole in luce bianca con qualsiasi tipologia di telescopio è l'impiego del foglio Astrosolar.

Si tratta di  uno speciale composto polimerico denominato Turbofilm  molto sottile (spessore di appena 0.012mm) ma molto resistente e soprattutto privo di disomogeneità strutturali e superficiali (rigature e blister). La pellicola è trattata su ambo le facce per consentire l’osservazione e la fotografia del Sole in luce bianca in piena sicurezza. Esso è ideale non solo per la costruzione di filtri a tutta apertura per qualunque telescopio, ma anche  per binocoli, fotocamere, videocamere o semplicemente per costruire occhialini per un uso prettamente visuale.




Con l'Astrosolar, all'osservazione visuale, il Sole appare di colore bianco: esso consente di osservare le macchie solari (che si stagliano sulla superficie come formazioni di aspetto e forma variabile di colore nero-grigio), la granulazione (che appare costiutita da una miriade di microcelle chiare a contorno più scuro)  e le facole (che si presentano come zone irregolari per forma e dimensioni di un bianco più acceso rispetto allo sfondo). L'impiego di filtri interferenziali aggiuntivi può fornire un maggior contrasto delle specifiche formazioni: le facole risultano meglio visibili con un (costoso) filtro Ca-Kline (il Sole apparirà violaceo), le macchie e la granulazione con un Baader Continuum (il Sole apparirà verde). In alternativa al filtro Baader continuum, può essere impiegato un buon filtro verde (wratten 56 o wratten 58). 

Astrosolar
Astrosolar + Continuum
Astrosolar + Baader K-line

L'Astrosolar  è commercializzato dalla azienda tedesca Baader in fogli di vari formati:
  • 20cm x 30cm (24 euri)
  • 50cm x 49cm (45 euri)
  • 50cm x 100cm (73 euri)
  • 117cm x 117cm 
Esistono 2 tipi di filtro Astrosolar: quello per osservazione visuale (densità 5.0 - offre una trasmissione della  luce solare pari a 1/100.000 riducendo, quindi l'intensità della luce solare del 99,999%)  e quello per uso eclusivamente fotografico (densità 3.8- offre una trasmissione della  luce solare pari a 1/10.000, in pratica lascia passare una quantità di luce 10 volte superiore a quella dell'Astrosolar  5.0).
L'astrosolar per uso visuale, può essere impiegato anche per le riprese fotografiche: tuttavia, la sua resa in fotografia è nettamente inferiore a quella dell'Astrosolar a densità 3.8.
L'astrosolar  per uso fotografico può essere utilizzato per l'osservazione visuale a patto che vengano impiegati a cascata anche un filtro IR/UV cut, un filtro Baader Continuum (o un filtro CaK line) e un filtro neutro (ND 0.9 ): solo l'insieme di questi filtri potrà garantire un'osservazione in tutta sicurezza con l'Astrosolar a densità 3.8.

Il foglio di Astrosolar deve essere posizionato al davanti del telescopio: affinchè ciò possa essere eseguito agevolmente e senza rischi di caduta del filtro, è necessario che esso sia alloggiato in una opportuna cella. In commercio, esistono soluzioni costituite da celle + filtro, già pronte all'uso ma sono decisamente costose, soprattutto se si considera che è possibile costruirsi una cella per Astrosolar utilizzando materiali molto semplici come del  cartoncino... spesa irrisoria e massimo risultato garantito. 
Personalmente, ho costruito celle per Astrosolar di varie dimensioni, sia per filtri a densità 5.0 che per filtri a densità 3.8: come materiale ho impiegato sempre il cartoncino. Per quanto riguarda le dimensioni, io consiglio, sempre che se ne abbia la possibiltà,  un foglio che consenta di sfruttare tutta la  apertura del telescopio. A volte ho impiegato scatole di scarpe, altre volte i  coperchi delle vaschette in alluminio per la conservazione degli alimenti: l'aspetto importante è utilizzare del cartoncino abbastanza rigido ma, al tempo stesso, flessibile I risultati ottenuti sono stati sempre ottimi e a costo zero. Ecco alcuni esempi:


Cella per obiettivo fotografico Tamron 70-300mm
Cella per cercatore Red Dot
Cella per Maksutow 127mm

Maksutov 127mm con cella Astrosolar                                       
Cella per cercatore 9x50mm



Cella Per Dobson 300mm

Se si effettuano riprese solari, è buona regola proteggere la camera di ripresa e l'eventuale ruota portafiltri con un pannello allocato in modo da schermare la suddetta attrezzatura:


                                       


Qui sotto, è mostrato, invece, una sorta di cella totale: il Maksutov 127mm viene inserita all'interno dell'involucro garantendo la schermatura non solo degli strumenti di ripresa, ma soprattutto del tubo del telescopio. Il colore bianco dell'involucro consente di riflettere molta luce solare determinando un netto abbassamento della frazione di luce e, quindi, di calore incidente sul tubo. Per la sua realizzazione è stato impiegato la scatola in cartone bianco e rigido del telescopio stesso:


                                         


                                          

Da ricordare:
  • Prima di ogni osservazione/ripresa, controllate attentamente il filtro mettendolo di fronte ad una sorgente di luce molto intensa: se notate dei forellini non proprio piccoli, basta semplicemente annerirli con un pennarello; fatelo con molta delicatezza e  non ci saranno problemi.  Spesso, dei microforellini sono già presenti nei fogli appena comprati, (soprattutto in quelli a densità 3.8, il cui rivestimento è molto più sottile e delicato dei fogli a densità 5), ma il costruttore assicura che vi è un margine di tolleranza per essi i purchè piccolissimi ("Small pinholes do not degrade the eye safety or image sharpness of AstroSolarTM!")La presenza di forellini causa principalmente una perdita di contrasto, che, comunque, è davvero irrisoria. Pertanto, a meno che i fori non abbiano diametro superiore al millimetro, evitate le pippe mentali!
  • Costruite sempre una cella anche per il cercatore del telescopio oppure tenere  il coperchio in dotazione sempre montato sull'obiettivo frontale del cercatore.
  • Evitate nel modo più categorico i filtri che si avvitano direttamente all'oculare: si rompono improvvisamente a causa del calore, con il rischio di esporre la retina alla luce diretta e concentrata del Sole!!




Autocostruzione di un supporto per fotografia con metodo afocale

Preso da un attacco acuto di "autocostruttite", ho speso un po' del mio tempo libero per realizzare un supporto per fotografia con metodo afocale, ispirandomi, dal punto di vista progettuale, ad uno strumento analogo commercializzato da diverse aziende: in tal modo, ho risparmiato una trentina di euro.
Il materiale impiegato è il seguente:
  • una staffa per supporto di tubi idraulici (diametro = 2" e/o 1.25", a seconda del focheggiatore cui collegarla). Costo 1,50 euro
  • una slitta in ferro per supporto dei tendaggi che ho trovato tra vari pezzi di scarto che tenevo in casa (va bene qualsiasi staffa purchè di larghezza e lunghezza adeguate). Costo 0
  • Striscia di spugnetta adesiva per rivestire la superficie interna della staffa idraulica che viene a contatto, stringendolo, con il focheggiatore . Costo 0,50 euro
  • una vite per attacco fotografico smontata da un treppiedi fotografico cinesissimo. Costo 0
  • una piastrina di plastica  ottenuta dallo stesso treppiedi   (anche in ferro va bene). Costo 0
  • un salvapiedino in gomma Costo 0,25 euro
  • Vernice spray nero opaco. Costo 2,40 euro
La cosa più "difficile da fare è stato creare un taglio longitudinale nel mezzo della slitta in ferro (che consente di far passare la vite fotografica che sorregge la fotocamera e che consente lo spostamento in avanti e indietro della fotocamera) e un foro necessario per far passare la vite che fissa la staffa idraulica alla slitta:  in questo, mi è stato di preziosissimo ed encomiabile aiuto il carissimo Achille, che, in un quarto d'ora, ha fatto un lavoro pulitissimo e precisissimo. Naturalmente a costo 0... ma saprò ripagarlo del tempo che mi dedica....
Il costo totale è stato di circa 5 euro... l'attrezzo si presenta esteticamente ben fatto e estremamente funzionale e stabilissimo.... (certo non è un Baader Microstage!!!). A differenza di quello commerciale, è privo delle manopole che consentono lo spostamento verticale della staffa idraulica, ma ciò è giustificato dal fatto che io lo impiego solo con un tipo di fotocamera,e, quindi, deve avere un'altezza fissa!!!
La la cosa che più conta è la soddisfazione di aver realizzato un oggetto che mi ritornerà utile nelle riprese della Luna e se ci riesco, anche di qualche pianeta... senza tralasciare che è facilmente sfruttabile per le fotografie terrestri!!!

Lo strumento a cui mi sono ispirato

La mia realizzazione: l'"Homemadestage"